Abbiamo guardato Wanna su Netflix.
Ci è piaciuto, da un lato. Dall’altro ci ha fatto rabbrividire.
E abbiamo maturato una domanda, senza riuscire a maturare una risposta che ci convincesse: ma perché?
Partiamo dalla fine, usando un linguaggio edulcorato rispetto a quello di Wanna Marchi (che potete ascoltare in versione originale nel trailer della docuserie di Alessandro Garramone):
“Perché i creduloni vanno spennati, perbacco”
Le truffe sono una pratica che esisteva prima dell’arrivo di Wanna Marchi e che continua ad essere praticata oggi. La differenza risiede negli strumenti a disposizione dei truffatori che ieri attraverso la televisione e oggi attraverso internet, continuano ad approfittare della fragilità altrui per avere un profitto.
In questo episodio non giudicheremo Wanna Marchi e Stefania Nobile, lo ha già fatto la magistratura, ma vogliamo rendervi partecipi delle riflessioni sull’educazione dei nostri figli che derivano da questa vicenda.
La sua capacità di bucare lo schermo, innovare il panorama delle televendite e, soprattutto vendere, è sotto gli occhi di tutti. Oltre ad essere una macchina da slogan umana, coniando una serie di espressioni che sono divenute di uso comune. D’accordo?
Ci sono stati un tre episodi raccontati nella serie Netflix che ci hanno colpito:
- Vendere senza parlare del prodotto
- Combattere le pance degli italiani
- La fortuna costa, il malocchio è gratis
Tre ministorie che raccontano un metodo che ancora oggi è attualissimo, seppur vestito diversamente. La televisione ha lasciato spazio ai telefoni cellulari e – soprattutto – a internet, ma l’orchestra suona sempre la stessa musica.
Wanna vende senza parlare del prodotto
Alla fine degli anni ’70 Wanna Marchi appare in tv per la prima volta per vendere i propri prodotti a Gran Bazar. Niente di fatto. Nella seconda apparizione non scatta nulla. E poi, boom.
Nella sua terza apparizione, Wanna Marchi non parla di prodotti, parla di sé, andando a colpire forte le corde emotive del pubblico di Gran Bazar. E i centralini impazziscono.
Wanna Marchi innovatrice nella modalità di vendita attraverso la televisione: una pioniera che agli albori delle televendite ha trovato la chiave giusta per parlare con gli ascoltatori.
Credere a tutto quello che dice la televisione è così diverso dal credere a tutto quello che troviamo su internet?
Wanna e Stefania contro le pance degli italiani
Il racconto di come è nato lo scioglipancia è uno degli highlight della docuserie.
Wanna Marchi e sua figlia si fermano in autogrill per bere il caffè e si scoprono circondate da persone con pance enormi.
Ecco che nasce l’idea dello scioglipancia, un prodotto che Wanna Marchi ha saputo vendere prima che il prodotto esistesse.
Osservare, ascoltare, trovare una soluzione e venderla. Al di là del messaggio basta una crema per sciogliere la pancia, Wanna Marchi ha dimostrato di saper interpretare cosa volessero le persone. Un prodotto per far sparire la pancia senza far fatica e mangiando quello che si vuole.
Credete di poter sciogliere la pancia spalmando una crema? Noi no. Di fronte ad un prodotto o un servizio troppo bello per essere vero, alziamo le antenne fiutando il pericolo di una fregatura. Questo vale per tutto quello che viene definito miracoloso, senza fatica, senza competenze o gratis.
La fortuna costa, il malocchio è gratis
Dopo il fallimento del 1990, con una condanna per bancarotta fraudolenta, madre e figlia lottano per tornare in sella. Siamo a metà degli anni ’90 quando si realizza il colpo di genio del male: vendere la fortuna. Wanna Marchi e Stefania Nobile lanciano il maestro di vita Mário Pacheco Do Nascimento, il personaggio chiave per realizzare talismani, incantesimi, dare i numeri vincenti e tanto altro che si trasformavano in opportunità di upselling – per dirla nella lingua contemporanea – partendo dal sale che non si scioglieva.
Il sale che non si scioglie in acqua come segno di un malocchio pendente che solo l’intervento del maestro Do Nascimento poteva togliere, previo lauto pagamento. Non essere familiari con il concetto della saturazione non aiuta a comprendere la banalità della truffa.
Qui tocchiamo il punto che ha generato la discussione più accesa tra di noi. Riprendiamo la frase edulcorata di apertura “Perché i creduloni vanno spennati, perbacco” per cercare di capire il perché le persone hanno speso circa 60 miliardi di lire (30 milioni di euro malcontati) per ricevere in cambio qualcosa di intangibile e fortemente legato alle proprie credenze e alle tecniche di vendita persuasive che Wanna Marchi e Stefania Nobile hanno adottato.
Hanno fatto bene a spennare i creduloni?
Alla ricerca dello spirito critico perduto (o mai avuto)
Nella prima parte della loro carriera di televenditrici, Wanna Marchi e Stefania Nobile hanno venduto prodotti cosmetici: un’attività di evidente successo, tra alghe nere e crema scioglipancia.
La seconda parte della carriera da televenditrici, invece, non vedeva protagonista un prodotto ma numeri fortunati, talismani e sali da sciogliere.
Sono passate dal vendere prodotti cosmetici – che né noi né le nostre famiglie hanno mai provato di persona, perciò non ci possiamo esprimere sulla qualità dei prodotti – al vendere fortuna e simili.
La costante che unisce queste due esperienze sono le loro tecniche di vendita televisiva, che evidentemente risultavano ancora efficaci nella seconda metà degli anni ’90.
La docuserie di Netflix racconta l’inizio della fine attraverso il servizio di Jimmy Ghione su Striscia la Notizia che lanciò le indagini della Guardia di Finanza che culminarono con i processi che le videro condannate per truffa aggravata, associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e bancarotta fraudolenta.
Ma perché tante persone hanno pagato per ottenere ciò che Wanna Marchi e Stefania Nobile proponevano insieme al maestro di vita Do Nascimiento?
Striscia la Notizia al tempo intervistò alcuni dei clienti nel dicembre 2001: rivederle dopo tanti anni è stato uno choc.
La storia di Wanna Marchi e Stefania Nobile è stata oggetto di tanti racconti, ma noi non abbiamo trovato riflessioni rispetto al “cosa abbiamo imparato da questa storia”.
Chi sono questi clienti? Perché lo hanno fatto? Cosa possiamo imparare per il futuro? Cosa possiamo trasmettere ai nostri figli perché sappiano distinguere vittime di truffe e raggiri?
Con un riferimento al podcast di Luca Bizzarri, una risposta potrebbe essere “Non hanno un amico”.
Ma la realtà è molto molto più complessa e articolata.
COSA ABBIAMO IMPARATO E COSA VOGLIAMO TRASMETTERE
Al termine del film The Big Short, in italiano La grande scommessa, Mark Baum, uno dei protagonisti afferma:
“Viviamo in un’epoca di frodi in America. Non solo nel settore bancario, ma anche nel governo, nell’istruzione, nella religione, nel cibo, persino nel baseball… Quello che mi preoccupa non è che la frode non sia bella. O che la frode sia cattiva. Per quindicimila anni, la frode e il pensiero miope non hanno mai, mai funzionato. Neanche una volta. Alla fine si viene scoperti e le cose vanno male. Quando diavolo abbiamo dimenticato tutto questo? Pensavo che fossimo migliori di così, davvero”.
Oggi le televendite non sono più quello che erano negli anni ruggenti di Wanna Marchi, il giro d’affari è misero rispetto agli anni ’80 e ’90.
L’evoluzione della tecnologia ci ha portato i telefoni cellulari, gli sms, internet, i social media e le app di messaggistica come Whatsapp e Telegram, aprendo enormi praterie per sfruttare questi strumenti per fini truffaldini.
Ci sono due alleati che ci proteggono: lo spirito critico e la conoscenza. Due alleati che ci consentono di abbassare la soglia del rischio di essere truffati e raggirati da malintenzionati.
In particolare, ci sono due risorse che vorremmo condividere e che usiamo per rimanere aggiornati sulle insidie attuali, realizzate da due papà che conosciamo e apprezziamo:
- Marco Camisani Calzolari, su Striscia la Notizia e sui suoi canali social, raccoglie e racconta le insidie che potremmo affrontare nel mondo digitale;
- Fufflix, iniziativa lanciata da Germano Milite, nato per combattere scammer, “ponzisti”, fake guru e pubblicità ingannevole.
Chiudiamo con i nostri takeaways, che speriamo possano essere una fonte d’ispirazione per parlarne in famiglia:
- Le truffe hanno le gambe corte, come le bugie da cui nascono e che le alimentano
- “Avere un amico” e delle persone al nostro fianco che ci aiutino a ragionare è una ricchezza di valore inestimabile. Essere aperti a confrontarsi con persone che consideriamo più sagge ed esperte di noi è uno stimolo per riflettere, elaborare la propria opinione e approfondire.
- Se qualcosa che ti viene proposto è facile, non costa fatica, non richiede talento oppure è gratis il pericolo è vicino. Fermati, rifletti e chiedi consiglio prima di prendere una decisione.
- Allena il tuo spirito critico, sarà un prezioso compagno di viaggio
- Quando ti viene la tentazione di comprare qualcosa, fermati e chiediti “mi renderà più felice?”, un tema che puoi approfondire nell’episodio del podcast intitolato Decluttering: concentrati su quello che conta!
Lo sforzo di trovare almeno un motivo per essere grati rimette sui binari giusti le nostre giornate.
Ogni mattina potrai iniziare la tua giornata vincendo facile: pubblicheremo sull’account Twitter di Mamme (e Papà) all’Ultima Spiaggia il nostro motivo per essere grati in qualità di genitori.
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