SBRIGATI! SIAMO IN RITARDO!
Quante volte ripeti queste parole ogni giorno?
Noi spesso. Soprattutto alla mattina, quando è ora di prepararsi e uscire per andare a scuola. La nostra routine inizia un’ora prima con una sorta di count-down in stile NASA con il quale cerchiamo di tenere sotto controllo la situazione, ma regolarmente si arriva sulla porta di casa ripetendo “sbrigati!” e questa frase genera spesso malumori e discussioni.
Abbiamo deciso di fare qualcosa, perchè iniziare la giornata così non è piacevole per nessuno, abbiamo pensato che questa fosse una delle cose da cambiare nella nostra vita e nella nostra famiglia, che potesse diventare un elemento di benessere anziché una fonte di discussione.
Come spiegare il senso del tempo ai bambini
Ci siamo chiesti perchè i bambini abbiano la reazione contraria ogni volta che chiediamo loro di fare in fretta e abbiamo scoperto che non usiamo le parole giuste né gli stimoli che possano scatenare la reazione che noi desideriamo.
Partiamo dalle più recenti scoperte delle neuroscienze (dalle ricerche del Prof. Jay Giedd, potete leggere uno dei suoi paper qui): il cervello dei bambini e quello degli adulti sono differenti; il cervello dei bambini è in formazione e fino ai 4 anni non comprende la definizione razionale di tempo. Ricordiamo che il tempo è una convenzione che ci siamo inventati, un modo per calcolare il fluire della vita, corredato da strumenti tecnologici che ci permettono di misurarlo.
Non c’è niente di naturale in tutto questo.
Naturale è il sorgere del sole e il tramonto che anticipa il calar della notte: se seguissimo i ritmi naturali ci sveglieremmo al sorgere del sole e andremmo a dormire quando fa buio, a prescindere dall’orario in cui avvengono questi due eventi. Purtroppo la nostra vita non si basa più cui ritmi naturali ma è scandita da esigenze e abitudini differenti che per i bambini nei primi anni di vita non hanno alcun senso. Insomma, non è un caso se prima dei 6 anni è difficile per un bambino imparare a leggere l’orologio.
Il loro cervello fino ai 4 anni circa parla il linguaggio emotivo, non quello razionale; insistere con un bambino di quest’età e pretendere che comprenda il connetto di ritardo è semplicemente folle, è un’aspettativa che non potrà soddisfare. Il bambino continua a giocare fino a che si sta divertendo (cioè fin quando prova un’emozione piacevole), smetterà di ascoltarvi non appena inizia a provare noia (emozione spiacevole): le sue azioni sono guidate dalle emozioni, non dalle scadenze dagli orari e dal pensiero che ci potrebbe essere traffico e quindi dobbiamo uscire di casa prima (che poi perchè dovete infilarvi nel traffico per forza? E poi, uscire prima rispetto a quando???)
Avete notato cosa accade quando vostro figlio è così concentrato in una attività, così coinvolto da non rendersi conto del tempo che passa? Avete mai vissuto questa esperienza in prima persona? Quello che accade quando siamo totalmente immersi in un’esperienza è che ci perdiamo talmente in essa da non renderci conto del mondo circostante né del tempo che passa, spesso queste situazioni sono quelle in cui esprimiamo i nostri talenti, fateci caso.
Una volta compreso che il linguaggio emotivo e quello razionale sono differenti, abbiamo bisogno di allenare la nostra capacità ad utilizzare entrambi, possibilmente nel momento giusto. L’allenamento è qualcosa di metodico, continuo, costante, e si procede a piccoli passi quindi non pretendiamo di cambiare tutto e subito, ma di fare piccoli aggiustamenti ogni giorno; per farlo però dobbiamo avere chiaro dove vogliamo arrivare: quale è il migliore approccio al tema tempo con i bambini? Come possiamo affrontare il concetto del tempo con i nostri bambini e chiedere loro collaborazione nella gestione delle nostre giornate? Abbiamo studiato, siamo andati a cercare qualche risposta, ci siamo interrogati, abbiamo cercato e qualche idea l’abbiamo trovata, te la raccontiamo nella puntata del podcast
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